Signor Sindaco, i musei sono una cosa seria

Tra i 14 e i 21 anni, nel periodo scolastico, almeno due volte al giorno col pullman da Sestri Ponente mi recavo in centro. Più di una volta su quegli autobus più che affollati saliva un interrogativo su cosa avesse mangiato la persona più contigua a te per produrre quei gas mefistofelici frutto del processo putrefattivo intestinale.
Improvvisamente ti rendevi però conto che nessuna responsabilità avevano i tuoi compagni di viaggio e che con te condividevano i miasmi prodotti dagli impianti a caldo dello stabilimento siderurgico di Cornigliano con i solfati che aggredivano le narici in maniera nauseante.
La nostra fortuna era però che quella tortura olfattiva era del tempo necessario ad attraversare Cornigliano. Sicuramente rispetto agli abitanti di Cornigliano eravamo dei previlegiati, perché per loro la sopportazione era costante. Talmente costante da preoccuparsi giustamente del come difendersi dal problema ben più grave delle polveri nere che si spandevano in ogni spazio o orifizio disponibile. Mutavano pertanto gli elementi decorativi nelle case, alcune gentilizie, dei corniglianesi e al posto delle persiane con le sue “bugie” colorate, la facevano da padrone i sacchetti neri della rumenta a protezione più ermetica possibile dall’esterno.
Quelle polveri però non solo si depositavano sui davanzali o in casa se avevi avuto la distrazione di dimenticare la finestra aperta, ma venivano respirate fino a causare patologie anche molto gravi senza escludere anche la morte.
Trovo curiosa l’idea del “Museo dell’acciaio” in quel di Cornigliano, perché se va riconosciuto che l’acciaio è stato il termometro a salire di sviluppo economico ricchezza e ridistribuzione, oggi senza ipocrisie non possiamo fare a meno di individuare in quel utilizzo del territorio la responsabilità sia dei cambiamenti climatici ma delle stesse patologie che hanno in primis attaccato le vie respiratorie e non solo.
Celebrare con questa cornice chi ha subito gli effetti di una industrializzazione senza programmazione e con una coscienza ambientale assolutamente inesistente, è una offesa a chi non è riuscito neanche a ipotizzare un futuro per sé e per la propria famiglia subendone gli effetti.
Egregio Sindaco, credo sia inevitabile che una buona fetta degli abitanti di Cornigliano si sia espressa negativamente sul progetto del Museo dell’Acciaio e siano colpiti nell’intimo non volendo dimenticare le sofferenze subite a causa di quello sviluppo e soprattutto per quel materiale, l’acciaio, che sia a sud come a Nord ha consentito il boom industriale e la sua decadenza, dal quartiere Tamburi di Taranto a Cornigliano a Genova.
Da come ha reagito, la decisione Lei l’ha già presa, non volendo andare contro a chi “di Cornigliano” ha chiesto il museo. Vorrei che questi uscissero allo scoperto con nome e cognome, dichiarando  quanto hanno pagato in termini di salute e di affetti famigliari all’acciaio e alla sua lavorazione. Soprattutto non è chiaro chi saranno i fruitori di questo museo “che non fa male” ma riapre ferite. Viene anche da chiedersi se a Casale Monferrato qualcuno ha ipotizzato il museo dell’amianto, in altri siti il museo del petrolchimico o a Seveso il museo della dioxina.
Egregio Sindaco, possibile non le sia passata, neanche per un momento, per la testa che l’unica cosa realmente importante da ricordare, è la lotta delle “donne di Cornigliano”, per il loro profondo attaccamento al territorio in cui vivono, per la capacità che hanno avuto nel relazionarsi col mondo del lavoro per arrivare a un giusto equilibrio tra lavoro e ambiente?
Se proprio vogliamo fare un museo, facciamolo su questo.
Loris Viari

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *