Caro Claudio,
Ho letto e riletto la tua intervista sulla sanità ligure su Repubblica e ritengo necessaria una riflessione che impone, a fronte di quest’ultimo anno e mezzo di pandemia, un cambio di passo.
Quando tu parli di collaborazione tra pubblico e privato, non si può fare a meno di collocare quel concetto, contestualizzato in quel periodo. Al fatto che le regole che governavano certe scelte, erano frutto di ciò che il “mercato” riusciva ad imporre, nella logica dell’aziendalizzazione della sanità e dell’autonomia dettata dalla modifica del titolo V e il conseguente obbiettivo del pareggio di bilancio.
Abbiamo imparato sulla nostra pelle che quel tipo di approccio, non solo non paga, ma accentua, specialmente di fronte alle emergenze, iniquità e diseguaglianze, rendendo senza senso concetti base come il diritto di accesso alle cure, prevenzione e eguali trattamenti indipendentemente dalla regione in cui sei.
Non concordo quando ai privati “appalteresti” competenze, che in realtà negli anni 70, 80 e 90 sono state eccellenze della sanità pubblica, e per citare proprio queste eccellenze ricordiamoci dell’equipe del prof. Spotorno per quanto riguarda ospedale di Finale Ligure e Santa Corona con le protesi dell’anca, il prof. Mantero nella chirurgia della mano a Savona, oppure il sempre presente reparto di grandi ustionati a Sampierdarena (nonostante una logistica a mio parere inadeguata) o l’oculistica dell’ospedale di Sestri, sempre ad alti livelli fin dai tempi del prof Preste.
Sono esempi che abbracciano diverse epoche temporali, ma tutte stanno a dimostrare che il “pubblico” è in grado di esprimere sanità di alte competenze e livello.
Altro capitolo sono le dismissioni, che giustificate da un apprezzabile piano sanitario territoriale, restava lettera incompiuta in quelli che erano i servizi sul territorio, avendo prima tolto senza completare dopo. E’ in questo contesto che, ad esempio l’ospedale di Sestri subisce un progressivo svuotamento di contenuti, privando il quartiere tra i più popolosi di Genova, molti di quei servizi al territorio che la sanità pubblica di un paese con welfare avanzato (?) dovrebbe fornire.
Concorderei anche sul problema della chiusura del pronto soccorso, in funzione di tutto ciò che dovrebbe essere connesso ad un pronto soccorso, come chirurgia d’urgenza, rianimazione ecc… Concorderei se la risposta fosse stata l’ospedale del ponente, con un riequilibrio del numero di posti letto per abitanti che togliesse quel rapporto imbarazzante al centro città e soprattutto se il tutto non avesse gravato su un pronto soccorso come quello del villa Scassi di cui tutti conosciamo le condizioni e di quale risposta in emergenza covid è stato in grado di dare.
Si è soppresso il pronto soccorso a Sestri P. e con grande solerzia l’amministrazione Toti ha soppresso anche il servizio di primo soccorso h24 limitando il servizio alle ore diurne.
Purtroppo, dobbiamo constatare, come l’amministrazione Toti, abbia sfruttato, proprio alcuni di quei processi incompiuti, per rendere sempre meno rispondenti alle esigenze dei territori, la sanità a gestione pubblica.
Vedi Claudio, penso seriamente che il paradigma debba essere stravolto per riaffermare quel concetto che la “sanità a gestione pubblica” debba essere tutelata al di là di pareggi di bilancio, perché ricerca e prevenzione, possono essere in perdita inizialmente ma alla lunga diventano risorse che tagliano la spesa sanitaria e garantiscono equità di trattamento su tutto il territorio nazionale.
Nel PNRR una buona fetta di investimenti sarà indirizzata sulla sanità, sarebbe una beffa inaudita se a beneficiare di questi investimenti fossero i privati e fosse penalizzata proprio la formazione e la ricerca nella sanità pubblica, anche attraverso importanti piani di assunzioni di personale medico e paramedico per le strutture a gestione pubblica.
Parliamone insieme, coinvolgendo tutti i soggetti che comprendono l’importanza di una “sanità pubblica” che risponda ai bisogni dei territori e di chi in quei territori si rivolge inevitabilmente alle strutture del Sistema Sanitario Nazionale.
L.V.