Il Governo a guida Draghi su richiesta principalmente della Lega, ma con il contributo del M5S che chiedeva di allargare a redditi più alti, ha partorito la rottamazione delle cartelle tra il 2000 e il 2010.
Chi a vario titolo, o per errori o per dolo, ha sottratto entrate che avrebbero potuto essere investite sulla emergenza attuale della sanità pubblica o per delle ragionevoli compensazioni nei confronti ad esempio, delle partite iva, che con la pandemia si sono ritrovate col culo per terra, in quanto non ci sono ammortizzatori sociali per lavoratori che pur di “produrre reddito”, si sono assoggettati alla più becera precarizzazione del mercato del lavoro.
Non è un caso che a sostenere questa iniquità che grida vendetta, soprattutto da parte di tutti quei cittadini e lavoratori che hanno sempre puntualmente pagato le tasse, sia La Lega di Salvini, che già per conto suo aveva provveduto a sottrarre 49 milioni non ancora restituiti e il M5S, che con questo provvedimento, anziché aprire come una scatola di tonno le istituzioni per mettere in chiaro gli inciuci, degli inciuci ne diventa un artefice e più che le scatole di tonno predilige le taniche di attak, per essere sicuri di non scollarsi dai ruoli che molti italiani gli hanno permesso di ricoprire, con questi evidenti risultati.
Non mi stupisce neanche Draghi che non ha interesse a creare attriti con i partiti che sostengono la maggioranza, in quanto lo scopo principale della sua nomina è salvaguardare gli investimenti del recovery plan, da buona espressione del potere finanziario e bancario.
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